mercoledì 28 dicembre 2011

TEMPI CERTI IN TEMPI INCERTI





Cinquanta minuti, o giù di lì.


Cinquanta minuti col sole.


Cinquanta minuti con le nuvole.


Qualcosina di più col vento (o meno, dipende da dove spira).


Cinquanta minuti col buio.


Cinquanta minuti con la nebbia.


Cinquanta minuti con la pioggia.


Cinquanta minuti con o senza traffico delle auto.


Qualcosina di meno se ho fretta.


Io ci metto cinquanta minuti, o giù di lì, a raggiungere il mio luogo di lavoro.


Comodi, sempre.


In estate, inverno, autunno o primavera, l'orologio non mi è nemico.


So che i miei tempi sono e saranno quelli, indipendentemente da rallentamenti, ingorghi, lavori in corso, incidenti sulla strada, imprevisti vari che causano all'italiano quadratico medio un'incazzatura preventiva alle sette del mattino, nonappena si mette al volante.


Io no.


So di avere un tempo certo sul quale fare i miei calcoli, e vivo tranquillo.

lunedì 19 dicembre 2011

ATTIMI PENNUTI

Diciannove Dicembre, sette meno un quarto del mattino.

Il buio sembra di cristallo, limpido e ghiacciato. Ovunque tutt'attorno le superfici degli oggetti, la strada, il fogliame mandano riflessi cristallini.

Fendo la realtà circostante lasciando la mia scia monotraccia sulla brina, la ruota davanti fa da guida per quella dietro. Plurime imbottiture antifreddo diluiscono i suoni in fruscii.

Passo da una stradina di campagna, una delle ultime superstiti tra due cascinali ai margini di altrettanti convulsi centri abitati. Settecento metri di quiete a poca distanza da una striscia di caos antelucano asfaltato e rombante.

I fanali ritagliano dall'oscurità una sagoma snella e oblunga, verticale, immobile al margine della stradina. Non ho il tempo di chiedermi cosa sia, in un istante quel gioco di ombre si anima e prende il volo.

Mi ritrovo a pedalare affiancato a un airone cenerino, per svariate decine di metri.

Appaiati, il fluorescente ruotato e l'imponente pennuto, con indolenti movenze incastonate contro il primissimo chiarore di un'alba di zaffiro.

Lo osservo da un metro di distanza, avanzando alla stessa velocità. Nel becco serra stretto un pesce, gli ho disturbato la colazione (il pasto del mattino è il più importante di tutti).

Lentamente si solleva di quota, per seguire una curva della strada lo perdo.

Buon appetito, ragazzo. Io però preferisco i cornetti alla crema...