sabato 9 aprile 2016

ANNO NUOVO, VITA NUOVA (E LA MIA PRIMA GRANFONDO)

E niente, alla fine mi ci sono buttato anche io.

Negli ultimi tempi, dopo tanto pedalare avanti e indietro per/dal luogo di lavoro, viaggi in bicicletta, giretti più o meno impegnativi ma sempre in solitaria, ho cominciato a volere qualcosa di più (dannazione eterna del genere umano, la perpetua insoddisfazione!). Era il "mettere il naso" fuori dal mio guscio, il conoscere altra gente. Era il voler dare una forma, un'identità, un colore a questa passione a pedali, che permane inesausta nonostante la preoccupante frequenza con cui la cronaca ci riporta i casi di omicidio stradale.

E così, a partire da quest'anno, mi sono associato alla A.S.D. Cassinis Cycling Team, associazione milanese dinamica e informale, che da un iniziale nucleo di amici meno di dieci anni fa si è ingrandita fino ad essere una delle più numerose - se non LA più numerosa - della città, con più di 200 soci. Ha dalla propria parte un approccio molto "liquido" alla pratica sportiva, fondato innanzitutto sul divertimento proporzionato alle capacità di ciascuno, senza ritiri, calendari imposti, allenamenti forzati, etc.
Senza neppure avere un luogo fisico come sede sociale, "il" Cassinis pulsa attorno ad una frequentatissima e densissima mailing list, attraverso cui si incrociano idee, iniziative, appelli, chiamate, ricordi dei più anziani, resoconti di viaggio, pensieri in libertà. Di volta in volta, con una meravigliosa geometria variabile, si formano i gruppi di rappresentanza agli eventi sportivi, e non sono molti gli eventi del calendario granfondistico a rimanere impresidiati.
Durante l'incontro di presentazione con il Presidente Mario Cocco, vulcanico organizzatore di trasferte, ho acquisito la maglia e ho cominciato a studiare il calendario degli eventi 2016 per scegliere quale potesse fungere da "varo" della mia nuova idea. Anche grazie ai preziosissimi consigli elargitimi a piene mani da Davide, con cui condivido una parallela associazione al Cicloviaggiatore, e nell'ambito della quale abbiamo anche vissuto una Ciclonotturna insieme, scelgo la Granfondo e Mediofondo di Sant'Angelo Lodigiano, che si tiene il 3 Aprile 2016. Come preparazione alla manifestazione sportiva concordiamo un sopralluogo del percorso qualche settimana prima, e ci facciamo un giro in Oltrepò Pavese, per Davide non è la prima volta e io saggio le mie gambe.



Per la Granfondo vera e propria mi organizzo, il giorno prima ripulisco e lucido il mio "muletto", un pò vilipeso dalle fatiche del pendolarismo quotidiano, e lo metto in gran spolvero per l'ingresso in società. Vado anche a ritirare il pacco gara, e già che ci sono acquisto il "chip" per il cronometraggio automatico.

Il grande giorno giorno mi faccio trovare puntuale al ritrovo convenuto con gli altri della squadra, poco lontano dal centro sportivo sede della gara. Dopo colazione e toilette al bar ci avviamo ed entriamo in griglia, siamo quasi tutti nella stessa e quindi partiremo in gruppo. La temperatura prevista in giornata sarà gradevole, attorno ai 22°C, e l'abbigliamento della maggior parte di noi è tarato su quello. Ma al momento dell'ingresso in griglia di gradi ce ne sono 10, e siamo in più d'uno a battere i denti e tremare. Ho scelto di fare il percorso medio, come praticamente tutti gli altri, che prevede di pedalare per 118 km e un dislivello positivo di poco più di 1000 mt.





















Dopo il via, lentamente tutti sfilano sotto il portale gonfiabile, con un sottofondo di applausi e col cicalino del cronometraggio che fischia in continuazione, a conferma dell'inizio ufficiale del "timing" per ciascuno dei partenti. Ma c'è un problema: sarà che avevo sete, sarà che ho bevuto molto prima della partenza, sarà che con quella temperatura la vescica si fa sentire di più, fatto sta che giusto prima di partire avverto gli altri di dovermi fermare al primo prato per liberarmi. Riesco a seguire il gruppo fin giusto fuori Sant'Angelo, e alla prima sterrata accosto. Mentre son lì che mi libero "en plein air" mi piovo addosso i frizzi & i lazzi da parte di tutti quelli che sfilano sulla strada alle mie spalle. Sogghigno tra me e me mentre termino l'operazione di scarico, ma la risatina mi si gela in faccia come mi giro, vedendo sfilare il furgone di "fine corsa ciclistica".
In preda allo sgomento getto uno sguardo un pò più oltre, senza riuscire a scorgere più alcun ciclista: sono schizzati via tutti quanti.... Inforco la biga e mi lancio all'inseguimento, a gambe fredde. Percorro i primi trenta km da solo, pagando anche un pò all'inizio in termini di legnosità alle gambe, riuscendo a ingaggiare nuovamente le retrovie solo una volta lasciata la provinciale di Stradella, all'inizio delle salite. Lì mi metto in pace e comincio a macinare con regolarità, qualcuno comincia a rimanere attardato. Ritrovo le strade del sopralluogo con Davide, e proseguo al mio passo con le gambe di nuovo a posto. A Montalbo trovo il primo ristoro, preceduto dal portale cronometrico del primo intertempo. Decido per una pausa, riempio la borraccia, bevo abbondantemente e mangio anche qualcosina per integrare le mie scorte di snack. Da quel momento in poi è un gradevole saliscendi, sto bene e sento le gambe darmi soddisfazione. Comincio a divertirmi sul serio e a godermi il panorama dei dolci colli circostanti. La temperatura, intanto, ha raggiunto il livello sperato e adesso si sta davvero bene.

























Anche in questa frazione trascorro lunghi tratti in solitudine, i partecipanti in questa fase sono molto sgranati sul percorso. A Montù Beccaria, dopo la salitona del centro paese, è stato allestito il secondo ristoro, che curo maggiormente tra mangiare e bere. Da questo punto in poi, più o meno, è tutta discesa con un lungo tratto in piano. Come riparto riesco ad agganciarmi a un variopinto gruppone di una ventina che fila giù ben benino pennellando le curve, e trascorro serenamente lunghe decine di minuti al traino. Arrivati in piano, oltre il ponte sul Po, la velocità si stabilizza poco oltre i 30 all'ora e il gruppo rimane compatto. Io non sono un esperto, ma mi pare di avvertire qualche segno di stanchezza nei volti, ed il silenzio che si protrae da parecchio pare confermare la cosa. In corrispondenza di un cavalcavia a una ventina di km dall'arrivo, commetto l'errore più classico del pollastro principiante: nella salitella artificiale sento di averne per una mezza pedalata in più, e mantenendo il ritmo mi capita (oppure mi viene concesso) di superare tutti. Mi ritrovo quindi dall'altra parte del ponte in testa al gruppo. Da quel momento cerco di avanzare con regolarità. Tenendo un buon passo attraversiamo Corteolona, il pirla che scrive con tutti gli altri dietro, perfettamente allineati in scia. Tengo duro per un pò, e quando avverto un calo di spinta faccio il gesto convenzionale con la mano sinistra, a significare che ho bisogno del cambio.

Nessuno risponde.

Mi pare di sentirla nelle orecchie la risposta: "Hai voluto stare avanti? E ADESSO PEDALA!!!". Non è infatto scontato che quelli dietro stiano meglio di me.
Mi concentro e distillo le ultime forze, i cartelli di dieci, cinque e due km all'arrivo scandiscono la galoppata verso il termine di questa bellissima esperienza. Per uno stranissimo riflesso, abbandono completamente la cautela nel gestire le forze esercitata all'inizio della prova, e dò tutto. Provo anche a buttar giù in dente. Non riesco a sentirmi un idiota, neppure sapendo bene che non ho la benchè minima aspettativa di una qualsiasi classifica (non è per quello che sto partecipando), e - anche qualora l'avessi - il premio sarebbe tipo una bresaola, un tostapane, insomma qualcosa di assolutamente simbolico. L'unica cosa che mi esalta - a un livello che non spiego a me stesso - è l'essere riuscito a "rientrare", essere riuscito a "tenere", ed essere in cima a un gruppo di belve affamate che sto trainando verso casa a trentacinque/trentotto all'ora da più di venti minuti. E chissenefrega se ho commesso un pesante errore iniziale, me la sto godendo un mondo. Sfiliamo a quella velocità anche per l'ultimo chilometro. L'ingresso sul rettilineo finale del "Cupolone" di Sant'Angelo è preceduto da due curve ad angolo retto, la prima a sinistra e l'altra a destra. Tutti perfettamente allineati, un frusciante treno di biciclette che sfiora i cordoli a velocità sostenuta. Gli ultimi fotogrammii prima di passare il traguardo sono gli applausi della gente ai lati delle transenne, dopodichè il secondo che mi passa in volata, il cicalino del cronometraggio che chiude la prova, la lunga decelerazione che mi porta ben oltre la zona del pasta party. Scalo le marce a testa bassa, inverto la direzione per riportarmi nella zona del villaggio di gara, alle mie spalle il finisseur che avevo a ruota fino a un minuto prima si accosta e mi ringrazia per averlo riportato a casa: lui - mi confessa - non ne aveva proprio più.
Incontro Davide all'arrivo, sostiamo un pò in prossimità del traguardo per vedere se arriva qualcun altro del Cassinis.






Ci ricongiungiamo ai compagni di squadra per il meritatissimo vassoio dei pasta, salumi e un dolcino messo a disposizione dell'organizzazione. Scambiamo impressioni e commenti sul prato antistante il Cupolone. Al momento delle premiazioni Davide spera fino all'ultimo che il Cassinis possa replicare il successo delle precedenti due edizioni della manifestazione, in cui è stato vinto il premio per la squadra più numerosa e per il maggior numero di chilometri percorsi per singola squadra. Purtroppo però quest'anno il cuore non è sufficiente, eravamo troppo pochi (e c'erano altre manifestazioni concomitanti lo stesso giorno).






Questa la mia prima Granfondo, grazie alla quale mi sono voluto mettere alla prova, imparando ancora di più su me stesso, e su una manifestazione di questo tipo.

Di certo non sarà l'ultima.

Grazie Sonia.
Grazie Davide.
Grazie Cassinis!