L'esperienza, in sé, è piuttosto banale.
O, perlomeno, in un mondo governato da solidi principii di convivenza sociale, senso civico e rispetto della legge sarebbe di una banalità sconcertante.
I nudi fatti: un cittadino, tornando a casa da lavoro, adocchia a lato della strada - in una zona periferica fuori dal centro abitato - una borsetta da donna.
Il cittadino accosta subito, dà un'occhiata, e si accorge di trovarsi di fronte al bottino di un furto, palesemente abbandonato dopo accurata ispezione del contenuto.
Il cittadino si connette a internet mediante il proprio smartphone, e con una ricerchina di un minuto scarso individua la stazione dei Carabinieri competente per territorio, chiama, fa la propria segnalazione, e attende l'arrivo dell'autopattuglia per indicare con esattezza in luogo del rinvenimento.
Essa autopattuglia si appalesa in poco più di mezz'ora, recupera la borsa, raccoglie le generalità del cittadino e se ne torna al comando di appartenenza per l'intuibile seguito.
Dove sta il fatto strano, l'anomalìa, la nota stonata?
Sta nel fatto che il cittadino ero io, oggi attorno a mezzogiorno di una giornata ventosa ma quasi tersa e luminosa (niente, pioggia, cielo cupo o eventi atmosferici avversi), e stavo tornandomene da lavoro come sempre in bicicletta.
Ora, io non sono Superman, Ironman, Spiderman e neppure uno degli Avengers. Mi è bastato solo rivolgere lo sguardo e OSSERVARE. Il che significa GUARDARE+VEDERE (le due cose oggigiorno coincidono sempre meno).
Questo semplice gesto non mi è stato possibile grazie ai superpoteri conferitimi in seguito all'accidentale esposizione ai Raggi Gamma in un esperimento andato male: ho imparato ad osservare MOLTO bene semplicemente perchè, muovendomi in bicicletta, sono costretto a tenere d'occhio i sempre più numerosi decerebrati che pretendono di spostarsi in auto, convinti di essere da soli nel deserto, e a pensare anche al posto loro per precederne le mosse e schivarli.
Tale prodigio di supervista deriva principalmente da un semplice e stupido dettaglio:
IN BICI RIESCI A RENDERTI CONTO DI CIO' CHE TI CIRCONDA, SEI PARTE DEL CIRCONDARIO, VIVI OGNI CENTIMETRO CHE TI SCORRE SOTTO LE RUOTE.
Roba che in automobile non te la sogni neppure di notte. E qui sta il vero pericolo mortale insito nelle auto.
La prova l'ho avuta, in una luminosa giornata d'inverno con aria limpida e sole allo zenith, dal fatto che NON UNO STRACCIO DI CHICCHESSIA si sia accorto di alcunchè, eppure la borsa non era neppure piccola, era visibile, era là. Neanche un fesso vestito con una ridicola tutina di Lycra attillata nera impalato a lato della strada fa girare la testa per un istante, un barlume di curiosità, niente. Tutti a passare sfrecciando con lo sguardo ipnoticamente dritto (guardare senza vedere), peraltro frantumando il limite che in quel punto era, ed è, di 50 all'ora (segnalato, appunto da cartelli che non vengono proprio VISTI).
Ecco, io adesso mi interrogo:
se tu, alla guida del tuo puzzolente salottino a motore, non riesci neppure ad accorgerti di una refurtiva a lato della strada, men che meno farai il tuo dovere di cittadino segnalando un reato. Non vedi niente, non ti accorgi di niente. Poi magari ti capita pure di uccidere.
E allora tu, misero criceto nella ruota, riesci, anche solo lontanamente, a intuire quanto e cosa ti stia perdendo della tua vita?
Non ci riesci proprio a trovare un modo più elegante e meno molesto di suicidarti, prima di far danni agli altri?