E un altro viaggio è terminato.
Stavolta è stato il giro della costa nordest della Sardegna, da Porto Torres a Vignola Mare, poi Palau passando da S.Teresa di Gallura e toccando La Maddalena e Caprera (vai e torna in traghetto in tre ore), e ancora S.Teodoro evitando accuratamente la Costa Smeralda, quindi Cala Liberotto, Oliena e finalmente Austis. Dopo due giorni di sosta, con un piccolo sforzo, sono sceso ad Abbasanta per prendere il treno che mi avrebbe riportato a Porto Torres.
510 km in otto tappe, con una media di 63 km a tappa.
4500 metri di salita cumulata negli 8 giorni, con 1150 nella sola tappa da Oliena ad Austis.
Tante le persone con cui sono venuto in contatto, soprattutto stranieri ammirati per la sfida.
Tre regali ricevuti: una tavoletta di cioccolato fattami trovare sulla bici da ignoti a Palau, un torroncino dalle vicine di tenda a Cala Liberotto, e un ingresso scontato al Villaggio Nuragico di Serra 'e Orrios a Oliena.
Un numero consistente di commenti del tipo "ma sei scemo?" o "ma tu sei fuori" da parte di amici e conoscenti, prima della partenza, durante il giro e dopo il ritorno.
Un temporale scampato alle prime luci dell'alba, andando via da Cala Liberotto.
Un acquazzone quasi preso alla sorgente di Su Gologone, arrivando a Oliena.
Pochissimi appunti presi, li svilupperò con pazienza poi.
Un certo numero di assalti da parte di cani-pastore stupidi come pietre, che continuavano a rincorrermi abbaiando anche dopo avere oltrepassato il loro gregge di duecento metri.
Punto più alto (geograficamente parlando) toccato a Fonni, 985 metri di altitudine.
Punto più basso (moralmente parlando) toccato tra Olbia e S.Teodoro, a causa di un errore madornale di rotta che, anziché verso la costa, mi ha portato sulle noiosissime montagne dell'entroterra, costeggiando i piloni di una superstrada e giocandomi la tappa del giorno (che nelle intenzioni doveva essere il comodo panorama costiero) e anche il ginocchio destro che da quel momento in poi ha cominciato a dolere.
Tanto sole, e tanta fortuna per il meteo di quei giorni.
Tanti posti nuovi, altri posti conosciuti da giovane, altri arcinoti ma mai pedalati.
Nuove conoscenze ad Austis, la mia seconda casa ma la mia prima radice.
Ma, soprattutto, la consapevolezza che la Barbagia, come la stima dei suoi abitanti, te la devi meritare.
Te la devi conquistare.
Te la devi sudare.
La zona più dolce e selvaggia d'Italia mi ha consentito di accedere ai suoi intimi tesori, da solo e in bicicletta, perché mi ha riconosciuto come fatto della sua stessa materia.
La regione nella regione, l'isola nell'isola che ha stroncato impietosamente anche i tentativi di penetrazione dell'Impero Romano, ti si concede solo se la rispetti, e l'unico modo possibile è la meticolosa lentezza che solo la bici permette.
Se hai intenzione di raggiungere Austis scegliendo di passare per Tiana e Teti, lungo una tratta che sale ininterrottamente per 12 km in conclusione di una tappa di 75 km già movimentata di suo, e all'arrivo vuoi conservare il sorriso, l'unico atteggiamento che ti salva dall'annientamento è l'umiltà.
E una volta arrivato ad Austis, il sorriso non se ne va più via, e ti rimane nel cuore anche dopo che sei ripartito.
Le foto le trovate qui
Penso che hai provato quello che sto provando io: "mal di Sardegna".
RispondiEliminaForse puoi dare un'occhiata qui:
http://voglioviverecosi-lupolibero.blogspot.com/2019/04/mistral-2019-1-di-3-corsica-in.html
un caro saluto