venerdì 13 aprile 2012

CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE

Non molto tempo fa, al mio risveglio per andare a lavoro (in bici), ho appreso alla TV una notizia.

Dicevano che il mercato delle auto è ulteriormente in forte calo. Associo oggi questa notizia a quella sul calo delle vendite dell'usato, nonché del calo delle vendite dei carburanti.

Sono uscito di casa pervaso da un senso di gioia incoercibile, ho pedalato meglio e più veloce, speranzoso nel futuro.

Il fatto è che a me della produzione forsennata non me ne frega nulla. Delle auto, poi, ancora meno.

Non me ne frega nulla di un sistema basato su volumi produttivi folli, per smaltire i quali è necessario spacciare necessità artefatte a mezzo spot, pubblicizzando scenari, valori, luminose sorti basate sul possesso di una nuova auto, possibilmente potente, veloce & voluminosa. Mi interessa invece - e molto - il fatto che questa coazione a ripetere basata sulla produzione di auto, solo auto e niente altro che auto abbia eroso ogni margine residuo per una eventuale riconversione verso altre tecnologie, più utili nell'attuale scenario: gli autobus, per esempio. Mezzi pubblici, un motore solo, quindi una sola fonte di inquinamento e di manutenzione, al servizio di più persone alla volta.

Ci prendono per i fondelli illustrando auto che corrono su strade deserte, domando ogni genere di tracciato, dal più semplice all'off road, quando invece - se va bene - la realtà dei fatti ti imbriglierà ad incolonnarti su una tangenziale ogni giorno che Iddio ti darà da vivere. Affiancato da altri con auto come la tua, fregati dallo stesso gioco delle tre carte.
Ci irretiscono con slogan deliberatamente basati sulla violazione delle regole, che nei principi sono il vero collante di ogni convivenza civile.
Gli argomenti spesi dalle case automobilistiche attingono appieno dal bagaglio di frustrazione dell'automobilista medio, facendo intravedere il riscatto da un'esistenza da pendolare in coda. La cosa desolante è che c'é chi ci crede, e fa dell'auto un mezzo per ergersi al di sopra delle regole di convivenza civile, e di buon senso. Ed è qui che si crea il rischio per chi l'auto non ce l'ha, e sceglie invece di farsi i fatti suoi in bici.

Non me ne può fregare di meno neppure dei cosiddetti valori legati alle auto, oggetti che i produttori, venditori e pubblicitari tentano di indorare svincolandoli dalla loro reale natura: consumano, inquinano, bruciano risorse planetarie, occupano volumi di spazio (che è un bene pubblico, anche di chi l'auto non ce l'ha oppure sceglie di non usarla o di usarla con la moderazione che richiede). L'auto ormai è sempre meno concepita per ciò che è sempre stata realmente: un semplice oggetto inanimato, da governare con l'intelletto ed il buonsenso del guidatore. No, secondo la pubblicità l'automobile possiede invece caratteristiche intrinseche e speciali, salvifiche, di potenziamento delle facoltà umane, di elevazione dalla feccia del quotidiano.

Questi argomenti fuori da ogni intelligenza umana perpetuano ossessivamente l'ideologia che fu già perdente del Futurismo- Fortunatamente sono già stati appropriatamente sbeffeggiati in un pezzo (del tutto sconosciuto ai più perché di nicchia e fondamentalmente scomodo) di Alessio Bertallot "L'uomo che tiene il volante" (quello del gruppo Aeroplanitaliani). Le definizioni "Condottiero incolonnato, comandante cilindrato" sono puro genio, un cristallo di realtà, una sintesi puntiforme. La conclusione è sublime.

Questi argomenti, però, in una società istruita al comodo proprio fanno presa, eccome se ne fanno. E la inderogabile necessità costruita ad arte induce i più ad impiegare il proprio denaro in misura maggiore di quanto esercitino la propria possibilità di critica e di scelta. E' sufficiente non valorizzare alcuna alternativa valida e praticabile allo spostamento con l'auto, e chi vuole sopravvivere è costretto a guidare.

Come conseguenza di queste due genesi (il Comandante Cilindrato e lo Schiavo) ci ritroviamo per strada un numero impressionante di automobilisti per caso, le cui abilità alla guida incontano spesso limiti oggettivi (siamo esseri umani, non siamo mica tutti bravi alla stessa maniera, è un fatto, e già esiste una casistica popolare a riguardo). E qui ci imbattiamo in un ulteriore fattore di rischio per chi invece se ne sta sulla via per i fatti propri. L'automobilista non è cattivo, è che lo disegnano così.

Anche un poppante intuisce al volo l'inutilità di un sorpasso alle 07.30 del mattino su una provinciale trafficata, per le seguenti fondamentali ragioni:
  1. aumenta vertiginosamente il consumo di carburante
  2. apporta un contributo assolutamente trascurabile all'incremento della media chilometrica, in quanto nove volte su dieci la rocambolesca cavalcata si infrange in un rallentamento o in un semaforo rosso che frantumano ogni aspettativa;
  3. aumentano esponenzialmente con l'aumento della velocità istantanea il rischio di incidente.
Se solo un ragionamento così terra-terra fosse adeguatamente divulgato - magari già nelle scuole-guida - forse si aiuterebbe a costruire una diversa coscienza dell'automezzo, dei suoi limiti, della responsabilità del conducente, dei confini oggettivi dello stile di vita che ci è stato imposto.
Io non sono contrario all'uso degli autoveicoli, tutti e sempre. Ma a giudicare da ciò a cui mi è toccato assistitere nella mia esperienza sulla strada mi sono convinto che oggi viviamo l'epoca dell'abuso dell'autoveicolo, con tutto il suo corollario di comportamenti - del tutto umani ma letali se associati a un'arma potenziale come l'auto - di imperizia, imprudenza e negligenza indotti dalla familiarità quotidiana con cui l'auto fa parte della vita di oggi.
Sembrerebe che si siano persi i contorni di rispetto e buonsenso nel mettersi alla guida, e il profluvio incontrollato di messaggi che ci precipitano addosso pubblicizzando automobili (la cui frequenza martellante su TV, radio e web è un caso unico in Europa) non fa che contribuire ad alimentare questo scenario sconfortante.

Esulto pertanto del calo della produzione e delle vendite di automobili e carburanti, perché può solamente significare una cosa: le persone si stanno accorgendo di quanto sia costoso uno stile di vita basato sulle automobili (i soldi, sempre lì si torna). Costa troppo, ed è al di sopra delle attuali (ma lo era anche in quelle precedenti) possibilità.

Sarebbe fantastico se il prossimo passo di questa decrescita fosse l'aumento delle richieste di mobilità collettiva, sostenibile, preferenziale rispetto al mezzo privato, ripartendo dagli strumenti che una moderna democrazia rappresentativa possiede: le idee vincenti a beneficio - innanzitutto - della collettività.

NOTA AGGIUNTA IN DATA 19.04.2012:

Premesso che io non vanto alcuna conoscenza diretta con l'estensore dell'articolo, sul "Fatto Quotidiano" di oggi Paolo Pinzuti aggiunge una prova di quanto si stia diffondendo questo modo di sentire avulso dalle automobili, al quale mi aggrego.

Spegnete il motore, gente, e scendete dalle auto. Ritroverete il mondo là fuori che vi aspetta, esattamente nello stesso luogo dove lo avete lasciato prima di chiudervi la portiera addosso.

NOTA AGGIUNTA IN DATA 05.08.2013:

Quando si parla di certe cose è sempre sconfortante quando si sa di avere ragione:

http://www.today.it/rassegna/suv-parcheggiato-spiaggia-pittulongu-olbia.html



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