sabato 4 ottobre 2014

L'OGGETTO PIU' ODIATO DAI MACROECONOMISTI (ovvero: la bici è nemica del PIL)

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana...
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari.
Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi.
Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione.

Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta"

(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)




Nella sarabanda neoliberista che ogni giorno di più imperversa, aggredendo alla radice i più basilari fondamenti dell'esistenza umana (salute, istruzione, lavoro, dignità), spicca per frequenza di citazione sui media di ogni genere il cosiddetto PIL.
Questo è un indice macroeconomico di misurazione dei beni prodotti in un Paese destinati al consumo. Essendo macroeconomico, risponde appunto a leggi macroeconomiche e tiene in considerazione parametri macroeconomici.
In sintesi, c'entra poco, pochissimo se non un accidente con la realtà dei fatti quotidiani. E' infatti un indice puramente teorico.

Tale indice puramente teorico fuffa, però, presenta l'inquietante caratteristica di essere presa ASSAI sul serio dai nostri politicanti da strapazzo. E, spalleggiati dalla stampa che non vaglia più nulla ma si abbevera acriticamente dalle parole del capataz di turno, viene spacciata come un indice di ricchezza, al suo aumento corrisponderebbe - nella vulgata corrente - gioia e prosperità per tutti.
La palla micidiale risiede esattamente in questo aspetto: il PIL non misura la ridistribuzione della ricchezza, ma presuppone che se si produce tanto vuol dire che la domanda è forte.
Non ho bisogno di descrivere ulteriormente quanto questo concetto sia assieme finto e pericoloso, se associato a politiche nazionali.
Voglio però soffermarmi su un aspetto particolare: il PIL, essendo legato ai consumi (acquista, usa, getta via, comprane uno nuovo), esclude pratiche come il riuso, il riciclo, il baratto, la riparazione. E ancora di più è affossato dall'uso protratto.
Ora, l'uso protratto è quel tipo di utilizzo di un oggetto per molto tempo, senza che si avverta il bisogno di sostituirlo, ma solo limitandosi alla manutenzione periodica e alla sostituzione di componenti di tanto in tanto (ok, adesso intuite DOVE voglio andare a parare).
La dimostrazione più tipica del funzionamento della macchina tritatutto a base di PIL è la riparazione di un apparecchio elettronico: a chi non è mai successo di sentirsi rispondere "sarebbe così costoso ripararlo che conviene prenderne uno nuovo"?

Bene, data questa pesantissima premessa, e dato anche che se state leggendo questo blog non vi attendete di certo una ricetta di cucina, uno dei maggiori esempi di comportamento anti-PIL è l'uso della bicicletta al posto dell'automobile negli spostamenti quotidiani.

E' come la Kriptonite per Superman:
  • Non usi carburante;
  • Spendi poco per la manutenzione;
  • Non usuri il manto stradale: le strade durano di più e non occorre ripristinarle così spesso;
  • Ti ammali di meno: non spendi o spendi meno per i medicinali;
  • Non la cambi spesso: trattandola bene, è virtualmente eterna, eccetto la meccanica che è soggetta ad usura;
  • Risparmi quattrini, e magari ti viene in mente la bislacca idea di tenerteli;
  • ... e via dicendo.
La cosa singolare è che, nello stesso momenti in cui il PIL cola a picco per gli effetti sopra descritti, usando la bicicletta stai meglio come essere umano.

L'unica conclusione ammessa, a questo punto, è che non è la bicicletta ad essere nemica del PIL.

E' quest'ultimo ad essere nemico del genere umano.





venerdì 3 ottobre 2014

PAURA PREVENTIVA

Quello che mi ha impressionato di più è stato il sangue per terra.

Non avrei mai immaginato ne potesse uscire così tanto.

Eppure i soccorsi e l'aiuto sono arrivati subito, dalla gente che si trovava a passare in quel momento. Ciascuno ha dato un aiuto, chi ha offerto i fazzoletti per tamponare la ferita al naso, alla faccia e alla fronte, chi ha chiamato l'ambulanza, chi ha rimesso in piedi la bici dopo la caduta, chi ha tranquillizzato il cagnolino che si trovava sul cestino.

Non mi accorgo subito della berlina BMW di proporzioni enormi ferma sulla scena con le quattro frecce accese. Tutto fa credere che sia di uno dei buoni samaritani accorsi a prestare soccorso.

Questa è la scena alla quale ho assistito sopraggiungendo per caso durante un giretto in un primo pomeriggio estivo. Un signore anziano in difficoltà dopo una caduta dalla bicicletta, circondato di gente, con la sirena dell'ambulanza in arrivo.

Ciò che mi ha letteralmente lasciato di sasso è stata la spegazione dell'accaduto. Una roba che tuttora stento a credere.

A chi gli domandava insistentemente se fosse stato investito dall'auto, il signore anziano - forse egli stesso incredulo di una tale dinamica - spiegava di non esser stato neppure sfiorato dalla vettura. L'auto, però, gli ha messo paura arrivando veloce da una svolta, e allora, temendo di poter essere investito nonostante si trovasse su un sacrosanto attraversamento ciclopedonale, ha frenato bruscamente perdendo il controllo della bici e rovinando a terra.

"Se ne sentono così tante, di gente tirata sotto sulle strisce... Io ho visto la macchina arrivare veloce, ho frenato....", è stato l'ultimo brandello di spiegazione sentito prima di allontanarmi.

Da allora mi rendo conto che essere "utenza debole" della strada significa anche questo.

Significa essere vittime anche della semplice paura, indotta su base quotidiana dallo stillicidio di morti e feriti causati dai conducenti degli autoveicoli.

Significa spingere l'istinto di sopravvivenza degli "utenti deboli" a ritroso sempre più a monte, condizionandone pesantemente le abitudini: se prendi paura usando la bici allora non la usi più, oppure la usi ma con molta meno serenità e vivendolo come un momento di tensione; se prendi paura attraversando le strisce a piedi, e allora cominci a non uscire proprio più di casa. E' la paura preventiva che spegne i piaceri della vita come, ad esempio, passeggiare in bicicletta col tuo cagnolino.

Onestamente dubito che quello sfortunato signore girerà mai più un pedale: nel suo sguardo smarrito ho scorto una paura da cui non ci si libera così facilmente, soprattutto a quell'età.

Quel tipo di paura strisciante, pervasiva e subdola i cui effetti sono simili a quelli causati nelle popolazioni civili dagli atti di terrorismo.