giovedì 15 agosto 2019

LE GUANCE DI PRIMOZ ROGLIC (OVVERO LA SAGGEZZA DEL CRICETO)



 
Nella mia esperienza di ciclista, ho sempre avuto una certa difficoltà ad alimentarmi "in corsa", ovvero senza smettere di pedalare e/o sotto sforzo, in tutte quelle circostanze che lo richiedevano (in viaggio, oppure tornando da lavoro, in allenamento, in gara). Per dirla meglio, ho sempre trovato qualche difficoltà a farlo senza soffocare, masticando E ANCHE respirando.
E questo ha sempre costituito un handicap notevole, perchè è importantissimo assicurarsi un'alimentazione costante soprattutto sulle lunghe distanze, mangiando quel che ti porti dietro (tipicamente barrette o poco altro).
Il proverbio, diffusamente ribadito dal Cittì Cassani, è quello di "bere prima di avere sete, mangiare prima di avere fame": se provi una qualsiasi di queste sensazioni, è già troppo tardi e la cotta è in arrivo.
Ora, la fuliminazione mi è giunta osservando, oziosamente stravaccato sul divano di casa, un occhio chiuso e uno aperto, l'ultimo Giro d'Italia.
Probabilmente esiste da qualche parte anche una registrazione di un gesto, rapido e fugacemente inquadrato dalle telecamere sulle moto, fatto da Primoz Roglic della Jumbo-Visma, poi arrivato terzo.
Il nostro, con perizia consumata, arrivato il momento dedicato all'alimentaizone afferrava una barretta, la spezzava in due dopo averla scartata, e si infilava le due metà una per ciascuna guancia.
L'effetto finale, ripeto: ripreso per una manciata di secondi, era quella di un criceto che fa le scorte. Ma prima di staccare l'inquadratura si vedeva benissimo che, una volta terminata la manovra, con tutta calma iniziava la fase di masticazione lenta, e altrettanto lenta deglutizione, a tutto favore della respirazione.
Beh, che ci si creda o no ho provato anch'io e funziona, sia in allenamento che in gara, e una volta ovviato a questo problemino il mio divertimento è ulteriormente aumentato.
Ma non credo di essere ancora pronto per arrivare terzo in classifica generale al Giro.

domenica 11 agosto 2019

LA CICLABILITA' INIZIA LONTANO DALLE STRADE



Come sappiamo la ciclabilità di un Paese è dapprima una questione culturale, intesa come approccio mentale e politico al tema (che orienta le scelte), ma anche filosofica, di pianificazione, poi calata nei suoi risvolti pratici, quotidiani.
Volendo concentrarci solo sulla mobilità casa-lavoro, e volendone scremare le difficoltà ambientali e di viabilità (conducenti assassini, traffico impazzito, inquinamento atmosferico), i problemi di un ciclista pendolare partono da molto lontano, e implicano aspetti stranissimi, che partendo da una prospettiva obliqua si inseriscono a pieno titolo nel novero delle questioni centrali.
Me ne sono accorto col tempo, mano a mano che mi capitava di condividere le mie esperienze, via via che mi trovavo a rispondere alle domande, a soddisfare le curiosità di chi non mi considerava solamente un eccentrico mattacchione, ma nei miei racconti intuiva un solido stile di vita.
Il mio stupore è sorto improvvisamente nel momento in cui venivo definito, al termine delle conversazioni, "un privilegiato", ed il mio "privilegio": la mia fortuna sfacciata, la mia incommensurabile botta di culo era costituita nientepopòdimenoché dall'avere a disposizione UNA DOCCIA in ufficio, in piena efficienza e utilizzata tutti i giorni.
Addirittura con l'acqua calda.

Una doccia è un privilegio?
In un Paese sedicente occidentale?
Nel 2019?

Una doccia, una stupidissima doccia, viene considerata "un privilegio", l'assenza della quale scoraggia i più dall'avvicinarsi alla bicicletta per recarsi a lavoro.
Scopro quindi che nel mondo reale (non, quindi, nel Paese delle Meraviglie costituito dalla mia occupazione) le persone "normali" NON HANNO LA POSSIBILITA' DI LAVARSI. Neppure una sciacquatina, nulla.
(Mi domando se lavorare in certi ambienti non costituisca un'esperienza olfattiva assai intensa, a prescindere dalla bici...).
Nel momento in cui ho iniziato ad aggiungere che, per sovrammercato, avevo (come tuttora ho) la possibilità di ricoverare la bici al chiuso, addirittura di portarmela in ufficio (e non sono neppure il solo, ho anche un altro collega che lo fa), le conversazioni si sono sempre interrotte, finendo nel nulla del mio sbigottimento e dello scetticismo del mio interlocutore, ormai convinto di star parlando con un alieno, le cui esperienze non sono riproducibili nel mondo "normale".

Ora, si fa un gran parlare delle promozione della mobilità ciclistica, eccezionale tema che è possibile declinare in mille modi, dal turismo lento agli spostamenti in città.
Ma in tema di casa-lavoro in bici, e alle sue benefiche conseguenze decongestionanti per il traffico, a mio insignificante avviso bisognerebbe iniziare molto prima e molto più da lontano dello stanziamento di somme multimilionarie - comunque necessario - per la costruzione delle piste ciclabili.

Secondo me bisognerebbe prevedere un OBBLIGO (e qua sta il VERO PROBLEMA) di inserire negli edifici di nuova costruzione destinati a luogo di lavoro, qualsiasi settore si tratti (non solo industria, quindi, ma anche agricoltura e commercio/terziario), una o più docce con spogliatoio in proporzione all'occupazione media prevista.

Così semplice, tutto qua?

No, non basta.
Bisognerebbe obbligare anche a costituire un ricovero protetto per le bici, alla stessa stregua di quando si asfaltano i parcheggi attorno agli edifici. E nessuno mi venga a paragonare la metratura necessaria per le bici con quella delle automobili, tantopiù che le bici si possono riporre IN VERTICALE.

Per una questione di ragionevolezza non mi spingo a sognare un provvedimento che obblighi i datori di lavoro a mettere mano alle proprie infrastrutture in tempi più rapidi, un pò come accadde ai tempi dell'adeguamento degli esercizi pubblici con il divieto di fumare.

Sono questi piccoli accorgimenti e piccole infrastrutture dedicate, che - mi piace vincere facile - in molti Paesi esteri sono la norma, a contribuire in modo decisivo a superare lo scoraggiamento e lo scetticismo di chi vede il pendolarismo a pedali come uno stile di vita lontano, fuori portata.
Sono "fuori portata" se li si vede da qui, dal nostro piccolo scrigno italiano; le differenze stridenti iniziano a sorgere allorquando "gli stranieri" ci portano in casa i loro esempi, i loro modelli, il loro stile di vita. Tipo Amazon, che nella sua nuova e avveristica sede di Milano-Monte Grappa ha previsto, al piano terra, uno spazio chiuso dove parcheggiare le biciclette, dotato di armadietti per riporre l'attrezzatura e cambiarsi. In Italia, oggi, nel cosiddetto "Paese reale".
Perchè il sale della democrazia è il diritto di scelta di ciascuno, nel rispetto dei doveri propri e diritti altrui, nel rispetto della comunità e delle sue regole, e nel rispetto dell'ambiente naturale.
Perchè le infrastrutture ciclabili sono senza dubbio un tassello essenziale del quadro generale, ma una volta arrivato a lavoro dovrai pur lavarti e cambiarti!!!!


sabato 10 agosto 2019

BENVENUTO NEL CLUB

Mi hai aiutato moltissimo, e per ben tre volte, a organizzare i miei viaggi in Norvegia.
Con una pazienza certosina sei stato lì a imballare la bici con me, condividendo ogni istante di quella preparazione meticolosa, irta di dettagli, intessuta di pensieri, idee e qualche preoccupazione che precedono un viaggio in bicicletta. Oltre a quello, sei riuscito ad  aiutarmi anche quando, in un passaggio critico di una tappa nel Paese scandinavo nel 2016, stavo per perdermi, e come nella celebre situazione dell'Apollo 13 e dello "Houston, abbiamo un problema", in remoto, tu al PC dall'Italia e per telefono, mi hai pilotato attraverso una regione dalla viabilità bizzarra, indirizzandomi nella giusta direzione per evitare di incartarmi su un viadotto vietato alle bici che mi sarebbe costato dozzine di chilometri di deviazione, stanco e a fine giornata.
Ciclista anche tu, ciclopendolare e ciclorandagio, abbiamo condiviso assieme anche giri e giretti nel circondario del Sud Milano, il Parco Agricolo, una micro-randonnée da Cremona a casa, una ciclonotturna dell'Associazione Italiana Il Cicloviaggiatore, una Critical Mass con Sonia, e altro ancora.
Per non parlare delle birrette in cucina, con patatine e chiacchiere annesse, nei pomeriggi della brutta stagione che consentono solo di fare progetti, e ognuno butta lì la propria idea.
Qualche tempo fa ho avuto il piacere di consigliarti nell'acquisto della tua nuova bicicletta, una bici con geometria da viaggio, in alluminio, robusta ma filante. L'abbiamo pulita, lustrata e lubrificata assieme, è un gran bel pezzo di ferramenta e fa egregiamente il proprio dovere.
E con quella stessa bicicletta tu, il mio amico Luca Malossi, sei finalmente riuscito a ritagliarti il tempo tra gli impegni familiari per il tuo primo cicloviaggio di tre giorni, in Abruzzo,da Giulianova a Pescara con un itinerario ad arco lungo il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Posti da me mai visti, sono rimasto a bocca aperta ammirando le tue foto (sei un ottimo fotografo amatoriale), e i tuoi racconti nella telefonata che ti ho fatto la sera del primo giorno.
Valli boscose, territori pressochè selvaggi punteggiati da borghi in cui il tempo è fermo da decenni o secoli, severamente dominati da rocche, castelli e fortezze medioevali che con il tuo fiuto da geek sei riuscito a scovare (io non so proprio se ci sarei riuscito).
Ho riconosciuto nel tono delle tue descrizioni quella inebriante sensazione che ti pervade, un misto di libertà, avventura e pieno possesso di sè e del momento presente; non ho mai smesso di sorridere tra me e me nell'ascoltarti.
Pura gioia del presente indicativo, prima persona singolare.
E allora alzo per te, Luca, una birra celebrativa (in realtà ben più di una, mentre scrivevo), per il tuo AbruzzoBikeTour2019, con l'accesa speranza che sia solo uno splendido inizio.
Congratulazioni, amico mio, sei una persona nuova, e tu lo sai benissimo.
Non posso che augurarmi di riuscire, un giorno o l'altro, a convincerti per un cicloviaggio di una settimana, bici e tenda.
Ma ho molta pazienza e altrettanta determinazione.
Benvenuto nel club.