domenica 22 dicembre 2013

LA VIA PIU' DIFFICILE

Oggi, a 41 anni suonati, mi accorgo che per percorrere molte delle strade della mia vita ho preso la strada più difficile, quella lastricata di dubbi, quei dubbi fomentati dai paragoni con ciò che ti sta intorno (a volerlo notare).

Ho scelto di essere onesto sino all'ingenuità. In questo rispondo all'educazione ricevuta sin da bambino e mi ha sempre causato enormi fregature, non reggendo il confronto con furbastri e furbacchioni di turno. Ma soprattutto non reggendo il confronto con la mia coscienza.

Ho scelto per professione di privarmi di una parte dei diritti civili costituzionalmente garantiti per rendere un servizio al mio Paese, alla mia gente, tutti indistintamente.

Ho scelto di seguire le regole, perché la libertà personale comincia dove finisce quella altrui eccetera eccetera eccetera. E anche se alcune regole le considero irragionevoli, antiquate, inadeguate, assurde o del tutto stupide, mi sforzo di tenere sempre a mente di non essere da solo in un deserto, ma di essere perennemente circondato da simili, con diritti e doveri simili.

Ho scelto, e cerco sempre di scegliere, soluzioni "win-win", ritenendomi io già sufficientemente fortunato nella vita da rifuggire l'inseguimento perpetuo del mio vantaggio personale a scapito degli altri.

Ho scelto di essere un cittadino, nel senso che sono più o meno cosciente dei miei doveri, forse un pò meno dei miei diritti, di sicuro del ragionevole buonsenso.

Ho scelto tante cose - e per tante volte - in vita mia, praticamente sempre cercando di avere una linea guida quantomeno morale, un'etica di riferimento basata sulla convivenza civile, e cose del genere.

Tali esercizi comportano l'abbondante ricorso alla santa pazienza quale imprescindibile pratica quotidiana.

Mi risulta pertanto particolarmente difficile in questo momento reprimere la furibonda incazzatura rimediata ieri pomeriggio mentre, assieme alle dozzine di partecipanti alla Critical Mass di San Lazzaro 2013, sono stato testimone diretto - da tre metri di distanza - di un tentativo di omicidio stradale ad opera di un decerebrato, convinto di essere alla guida di una nube di vapore profumato e non di un solido autoveicolo (seppur elettrico e di dimensioni compatte). Questo elemento tossico-nocivo, questo errore del Creato, nel bel mezzo di Piazza Diaz a Milano, strada già stretta e congestionata di suo, ha deciso di dover passare, e di doverlo fare in fretta e a qualsiasi costo. Il fatto che innanzi a lui si parassero decine di ciclisti che sfilavano pacificamente non ha fatto baluginare alcuna scintilla di ragionamento in questo verme schifoso, che infatti ha giocato ai birilli con due di loro per poi tentare di defilarsi. Solo che, guarda la jella, un terzo birillo gli si è infilato sotto le ruote dopo essere stato scaraventato giù, e fine della corsa. Solo l'intervento di un nutrito numero di partecipanti alla Ciemme più esperti, nonchè degli agenti di Polizia Locale che accompagnavano il corteo, lo hanno salvato da un incipiente linciaggio.

Mi è difficile dimenticare il tonfo. Quello che nessun giornalista potrà mai resocontare sarà il suono sordo e lugubre di una bicicletta che rovina a terra e viene schiacciata dalle ruote. Nessun giornalista ha la possibilità di descrivere la gragnuola di frantumi di fanalini e catarifrangenti della bici che piovono tutt'attorno.

E mi risultano ancor più indigeste anche solo le voci circolate sullo sciacallaggio giornalistico che, a quanto pare, sembrerebbe essersi attivato quasi subito da parte di giornalisti di una notissima testata cittadina (niente affatto benevola con la Ciemme e con tutta la causa cicloambientalistica) che - nonostante la prova di notevole calma e maturità da parte di tutti i ciclisti presenti - hanno continuato a soffiare sul fuoco della provocazione, incitando alla rissa nell'inutile tentativo di accreditare la tesi di una masnada di facinorosi pronti a menare le mani sul povero automobilista, tesi poi puntualmente perorata nell'articolo scodellato l'indomani, a dispetto della realtà dei fatti.

Ma quello che mi ha profondamente provato è stato il dover lasciare il Bloster nello zainetto anzichè impiegarlo per istoriarvi il parabrezza dell'auto, per poi guardare dal marciapiede questa merda umana lasciare tranquillamente il luogo della festa, pronto a rifare tutto daccapo.

Poi però mi calmo.

Poi però mi calmo e ascolto.

E mi capita di ricordare il messaggio del Mazzei, gran persona mai abbastanza elogiata, nel prosieguo della pedalata verso la Stecca, che in quelle quattro parole scambiate pedalando a testa bassa e muso lungo sotto la pioggerella milanese di fine dicembre, condensa un misto di saggezza, amarezza e sollievo perchè in fin dei conti è stato evidente chi avesse ragione e chi torto, al di là della concitazione iniziale, e per puro caso nessuno si sia fatto male in modo serio, o irreversibile.

Mi calmo e rifletto.

E mi capita di metabolizzare tutti i punti di vista che si sono rincorsi su Faccialibro nella serata di ieri e nella giornata di oggi. Rammarico, incredulità, l'azione pratica per affrontare il lato giuridico-legale della vicenda, il racconto di chi c'era.

Da tutto questo guazzabuglio ne esco un pò a pezzi.

Le mie motivazioni civili si sono graffiate e ammaccate parecchio, ieri pomeriggio.

Ma posso testimonare personalmente il potere curativo che la fierezza e la compostezza dei ragazzi della Massa di ieri pomeriggio hanno avuto sullo sconforto e la tristezza. Una via difficile da percorrere, perchè a far male ci vuole un attimo, mentre la positività ha bisogno di educazione, guida, forza e perseveranza che hanno bisogno anche di un gruppo nel quale confrontarsi, e di cui sentirsi parte attiva.

Ne vado fiero.

Sono fiero di noi.






2 commenti:

  1. grande! Purtroppo (e per fortuna in certi casi) la storia di ciascuno è cosi diversa da rendere certe cose che io, te, tutte le persone che possiamo racchiudere in un "noi", considerano basilari in quanto uomini, in quanto cittadini, delle cose assurde. Bisogna continuare a essere ciò che si ritiene più giusto, al di là di ciò che sono gli altri. A volte rispondere con violenza alla violenza è la scelta più facile, quella che al momento ci sembra l'unica risposta plausibile. Ma credo che nella maggior parte dei casi la scelta più facile è anche la più sbagliata.

    RispondiElimina
  2. Il problema, in Italia, è la mancanza di rispetto delle regole che devono valere per tutti, CM compresa. Quanto al disgraziato automobilista, non ci sono parole. Per il resto è andata bene che non ci sia scappato il morto. Come scrivevi in un altro post basta una battito d'ali o di ciglia per cambiarci la vita. Sei un uomo fortunato, non dimenticarlo.

    RispondiElimina

Fammi sapere cosa ne pensi... Non hai bisogno di essere registrato!!!!