sabato 16 settembre 2017

AUTOMOBILISTI A PEDALI

Doping: pratica illegale che consiste nell’assunzione da parte di atleti o nella somministrazione agli stessi di droghe, sostanze eccitanti, farmaci (ammine simpaticomimetiche, analettici, anabolizzanti, ormone della crescita o GH ecc.), o nel ricorso a pratiche terapeutiche (per es. autoemotrasfusioni) rivolte a migliorare artificiosamente le prestazioni agonistiche.
(Fonte: Enciclopedia Treccani)
 


Al di là della definizione enciclopedica del doping, esso è, in buona sostanza, la manifestazione di una insicurezza di fondo, di un'attitudine alla sconfitta, è un'ammissione di inferiorità di chi sia al contempo debole ma aggressivo, perdente ma con manie di grandezza.
Il doping, pertanto, è innanzitutto un'espressione di disadattamento, sofferenza e disagio mentale.


E da oggi ho un nuovo motivo di sdegno.

No, non è il doping classico, quello ematochimico: quello mi fa schifo ma tutto sommato è nato con lo sport, ed è sempre servito per gareggiare illecitamente al di sopra delle proprie capacità, per poter reggere un confronto in una competizione.
 
No, ciò che da qualche tempo mi disturba fortemente è la scoperta che nel discutibilissimo mondo delle e-bike (mondo che mi suscita moltissime perplessità), come al solito, fatta una legge è stato trovato l'inganno.
 
Come tutto sanno, una e-bike per legge (perlomeno in Italia, all'estero non so) deve avere una limitazione di velocità a 25 km/h. Tale limitazione è attuata mediante un circuito al motore elettrico, e indovinate un pò? Hanno trovato una maniera, mediante un semplicissimo cablaggio da installare in proprio, di bypassare il limitatore di velocità (per adesso non posso linkare il documento che mi è giunto per mailing list, prima devo consigliarmi con un legale, ma questo oggettino ha un nome, una marca e un rivenditore).

Ora, il progresso nella costruzione dei motori elettrici compatti a batteria fa si che le potenze in gioco possano essere anche rilevanti se rapportate a una bicicletta: qui si parla di ampliare il range di velocità mantenendo l'assistenza alla pedalata sino ai 50 km/h.

Quindi l'obiettivo palese è quello di trasformare una bicicletta in una moto.

Ciò che mi nausea di più è che quesa pratica non è volta ad acquisire un guadagno in una competizione (se ti beccano di spellano vivo), ma è rivolto allo sfigato della domenica, quello che passa una settimana intera in coda in tangenziale e vuole sfogare il proprio desiderio di libertà, OVVIAMENTE SENZA FATICARE.

E siccome io amo la bicicletta in tutte le sue sfumature, anche in quelle che te la farebbero scaraventare in un fosso dopo la terza ora passata a salire sotto il sole, ecco che mi incazzo per l'uso blasfemo che si fa di un mezzo che non aveva certo bisogno di "miglioramenti" motorizzati per aumentarne la perfezione.

Intendiamoci: io sono perplesso nei confronti delle e-bike per motivi noti, ma ne riconosco l'utilità verso che non nutre velleità agonistiche o semplicemente non può (magari per problemi fisici) fare sforzi eccessivi. Riconosco anche che può essere una porta di accesso per un nuovo tipo di turismo, un impulso alle attività all'aria aperta, eccetera.

Ma qui non si tratta più di sano escursionismo nelle intenzioni, qui si parla esplicitamente di violare una legge nata per tutelare chi usa la e-bike (e va beh), ma soprattutto chi ci si trova attorno.

Mi incazzo contro questi perdenti della domenica che si inventano un modo per fare brum-brum a velocità dissennate (lo ripeto: i documenti che circolano parlano di raggiungere i 50 km/h), senza una goccia di sudore e con una bici allestita per andare al massimo ai 25 all'ora (freni? coperture?). Il tutto con buona pace del costruttore e anche del rivenditore di questo espediente che si premurano ipocritamente di precisare (sul sito e nel manuale) che: "Lo sblocco del limitatore di velocità in luoghi pubblici come strade, piazze, piste ciclabili è VIETATO DALLA LEGGE. Pertanto è possibile attivare lo sblocco in luoghi circoscritti privati come circuiti, piste e proprietà private. Una volta installato il dispositivo la bicicletta non è PIU’ A NORMA di legge. Montare il dispositivo può far decadere la garanzia di fabbrica della bicicletta. Il produttore declina ogni responsabilità relativa a eventuali danni provocati alle biciclette a pedalata assistita sulle quali viene montato il sistema. Il produttore declina ogni responsabilità relativa a danni a persone o cose provocati o in qualsiasi modo legati all’uso".

Vedo già schiere di appassionati che rinunciano all'installazione per paura di infrangere la legge, o si astengono scrupolosamente dall'attivare lo sblocco in montagna, in campagna, in città, perchè loro sono rispettosi e comprendono che è un luogo pubblico. Già li vedo girare in circuiti al chiuso, a distanza di sicurezza dalla pubblica via. E si capisce, no? Loro sono corretti e civili.

E' la medesima attitudine mentale che anima chi fa uso di doping, con l'aggravante che con una e-bike truccata anzichè gareggiare tra loro ce li possiamo trovare addosso lungo un sentiero di montagna, a far male a qualcuno per il loro unico diletto personale.
 
Questi sono automobilisti a pedali, del tipo che pretende di arrivare in spiaggia con l'auto, e col ciclismo non hanno nulla a che vedere.




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