giovedì 31 maggio 2012

PREPARAZIONE PER LA CORSICA - LA BICI

Tomo tomo, cacchio cacchio, un poco alla volta sto allestendo il mezzo a pedali per la sempre meno ipotetica CorsicaTour del 18 giugno.

Dopo averla usata a dovere e rodata per benino nell'ultimo anno (poco meno di 1.500 km senza vedere un meccanico, solo manutenzione ordinaria), ho portato la Bad Boy dal dottore per un check-up.
I freni erano all'osso, la catena era praticamente elasticizzata, pertanto se ne è imposta la sostituzione.
Per il resto, tutto ok. Mi è tornata indietro più graffiante di prima, e il cambio sembra uscito da una bottega orologiaia di Schaffausen.
Come meditavo da tempo, ho abbassato il manubrio, invertendo l'ordine dei distanziali installati sul tubo dello sterzo. La postura risultante è ancora più accucciata e filante, con poco o nessun effetto sulla comodità di seduta. Forse le braccia sono un pò tese, ma mi devo adeguare e imparare a fletterle quel tanto che basta per attutire le asperità del terreno. Spero che il collo non faccia scherzi, nel caso ci metto cinque minuti a ripristinare la precedente altezza, basta una brugola.
Alla prima prova su strada post-revisione mi sono concesso i 22 km per andare a lavoro in 43 minuti, pertanto direi che dal punto di vista tecnico il mezzo dà fiducia, tolto un sonoro fischio bilaterale antero-posteriore causato dai nuovi pattini in gomma dei freni.

Ho riesumato le appendici addizionali al manubrio, per alloggiare il portamappa trasparente, una luce anteriore, e il neoarrivato ciclocomputer spazio-cosmo-atomico della Decathlon a 39 funzioni con microonde incorporato... A causa di quest'ultimo sono entrato nella perversa spirale del rateo di pedalata (la "cadenza"), e delle medie combinate variamente assortite, tipo "quanti cicli di inspirazione fai per ogni giro di pedale", oppure "quanti battiti cardiaci ogni 100 metri". Un curioso "nice-to-have", ma francamente credo poco utile in viaggio. Pesa comunque poco, mi sa che non rimuoverò l'ammennicolo per tenerlo come registratore ausiliario della percorrenza oltre al GPS.

Mentre mulinavo gli accessori maniacalmente riposti al termine della TranSardinia Northeast 2011, ho spezzato il braccino orizzontale del portapacchi anteriore Tubus Ergo.... dal modo in cui si è rotto credo fosse già danneggiato, e di avere quindi solamente finito di spezzarlo. Temo di avere avvitato troppo una vite di fissaggio in un occhiello filettato, che spingendo sulla parete opposta ha "stappato" l'occhiello filettato come un fa cavatappi col turacciolo di una bottiglia.


Al terzo giro di calendario recitato sottovoce mi sono attivato per procurarmi un altro Ergo. Davide della Stazione delle Biciclette di San Donato Milanese mi ha invitato a lasciargli dare un'occhiata, magari si riesce ad aggiustare. Vedremo, ma personalmente sono assai scettico sulle virtù taumaturgiche della saldatura su superfici così esili (un tubicino in acciaio di 7.5 mm di diametro e spessore 1 mm). E visto che mi sto preparando per passare parecchie ore in assenza di anima viva (figurarsi un meccanico), preferirei privilegiare l'affidabilità. Mi domando solo quanto bene mi vogliano lassù, per aver fatto in modo che il portapacchi non cedesse durante i viaggi precedenti...

Rimangono da montare i portapacchi, pianificare l'acquisto delle riserve strategiche di cibo (noccioline/mandorle, barrette, gelatina di frutta, etc.) che tanta utilità hanno nelle ultime due ore di una tappa, quando sei poco lucido, magari lontano da centri abitati, stanco e affamato, e hai già terminato le derrate fresche della giornata. Questa volta per la colazione voglio sperimentare il latte condensato della Nestlé: venduto in tubetti e già zuccherato, basta reidratarlo in acqua calda per ottenere un tazzone di latte fumante. Astenersi gourmet e palati fini, la soluzione è per i giorni di campeggio in montagna...
Devo trovar tempo anche per montare le coperture da viaggio, le semi-slick della Vittoria 26x1.50, già impiegati l'anno scorso e garanzia di ottima tenuta e scorrevolezza (a patto che siano tenuti gonfiati a 6 atmosfere).
Mi devo sbrigare anche ad acquistare un pò di gingilli per le riparazioni di emergenza: maglie catena di ricambio, fili freni e cambio già ne ho, fascette che non fanno mai male e risolvono svariate situazioni, cose così.

Sono un pò in ritardo con la lista delle cose da portare: i climi attraversati sono, come detto in un mio precedente post, due e diametralmente opposti tra loro: balneo-marino lungo la costa ovest, quasi alpino la dorsale centrale, con altezze anche significative (pernottamento a 1300 metri). Il vestiario pertanto dovrà essere commisurato sia alla fase "ciclistica" (abbigliamento tecnico pesante), sia in fase "camping" (indumenti per passare la notte). Temo un prevedibile aggravio di peso, aprirò gli occhi per ridurlo al minimo.

Sono indeciso sui pedali. L'anno passato, in alcuni tratti in salita, mi sono mancati molto i miei pedali automatici, che consentono di "tirare" il pedale verso l'alto, e "spingerlo" in avanti, sfruttando quasi tutta la circonferenza di pedalata per applicare la forza muscolare (la spiegazione di quel che intendo si trova QUI). Però diventano un impiccio e un vincolo non indifferente, perché con quei pedali puoi solo usare le scarpe con le placchette montate, e quando scendi tra i terrestri smontando dalla bici il grosso rischio è quello di scivolare sulla placchetta avvitata sotto la suola (già sperimentato). Vedrò cosa fare.

[continua al prossimo post]

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