sabato 6 ottobre 2012

A ME UN BADILE, PLEASE!!!

Viaggiare in bici è bello per tanti motivi.

Uno di questi è il contatto con le persone, diretto, personale, visivo, olfattivo, e se vuoi anche tattile.

Ciò apre la via a una delle più potenti leve del progresso umano: la conoscenza.

Conoscenza di diversi stili di vita, di altri modi di esistere e di vivere (non sono la stessa cosa, non coincidono), pensare e comportarsi. Da questo tipo di conoscenza ho tratto quelle che annovero tra le mie più grandi lezioni.

Una di queste l'ho avuta di recente.

CorsicaTour 2012.

Bonifacio, parente povera di Saint Tropez.

Arrivo nella ridente località di sabato pomeriggio, al momento dello struscio e dell'esibizione, con alle spalle quattro giorni e 400 km pedalati tra afa, fatica, sudore, raffreddore e malumore. Soddisfacenti ma impegnativi.

La temperatura crematoria suggerisce una pausa prima degli ultimi cinque km per raggiungere il campeggio della sera.

Decido quindi di unirmi allo struscio lungo la passeggiata che costeggia il molo del porto vecchio, alla cui sinistra si dipana una teoria di dehors dei vari bar e baretti, a quell'ora frequentatissimi per aperitivo e happy hours.

Sfilo a passo d'uomo senza scendere dalla bici, incuriosito dalla fauna abbronzata e in tiro, mollemente stravaccata sui divanetti. Un'andata lungo il molo e un ritorno da una stradina parallela, mezz'oretta in tutto inclusa la spesa ad un market. Mi ritrovo quindi al punto di partenza, mi godo un deejay set al tramonto con aperitivo, sempre senza scendere dalla bici.

Vengo avvicinato da una pattuglia in mountain bike della locale Gendarmerie, a malapena cinquant'anni in due. Con un inglese all'altezza della situazione vengo garbatamente redarguito dai due baldi ragazzotti per avere percorso un'area pedonale senza scendere dalla bici. Mi fanno elegantemente presente che avrei dovuto condurre la bici a mano.

E, senza darmi il tempo di profferir parola, mi elargiscono gratuitamente la lezione personalizzata del giorno, della settimana, del mese, anno, lustro, ventennio, secolo. Una lezione di vita:

"Signore, Lei deve scegliere tra essere veicolo o essere pedone".

Così, senza scomporsi, senza alcun accenno di autoritarismo, né la minima aggressività nel linguaggio verbale o corporeo, due sani ragazzotti incaricati di pubblico servizio perseguono il loro dovere con equilibrio, forti dell'incarico a loro affidato per la comune incolumità. Non stanno esibendo il loro potere, stanno solo richiamando una regola accettata da tutti quaggiù. Sono quasi imbarazzati a doverlo far notare, quasi come se da noi qualcuno fosse, che so, costretto a far notare che non si infilano le dita nel naso o non ci si gratta il pacco.

Puro, sano e luminoso buonsenso comune, pacatamente richiamato e fatto valere in un soleggiato sabato pomeriggio nel sud della Corsica.

E vaglielo a spiegare che da noi invece c'è gente che va in bici sui marciapiedi altrimenti in strada muore, che passa sulle strisce pedonali in bici senza scendere perché mancano le piste ciclabili dedicate con segnaletica specifica, che lascia le bici attaccate col catenaccio ovunque perché non c'è traccia di rastrelliera. E tanti altri comportamenti che - seppure irregolari e contro le regole in sé - non vengono neppure più notati in quanto, nel frattempo, ci siamo assuefatti a chi va ai novanta in città, a chi non lascia passare i pedoni, a chi brucia il rosso scattando sul giallo e fermandosi in coda trenta metri più avanti, a chi non si ferma neppure se investe qualcuno, a chi vorrebbe essere ringraziato quando decide di non falciare i ciclisti e, nonostante una tale affermazione a mezzo stampa rimane a piede libero, deambula senza complicazioni motorie e senza lividi sul volto, e continua a condurre la propria esecrabile  esistenza di potenziale omicida e istigatore a delinquere.

Ora: va bene che ho palesemente sbagliato e avrei dovuto arrivarci da me, ma perché da noi no?

(Poi però i due ragazzotti, adempiuto al dovere e ricevute le mie più profonde scuse, non si trattengono e mi sommergono di domande sulla mia provenienza, se sono da solo, che tragitto sto facendo, quanti km ho già fatto, etc. Un ciclista rimane un ciclista anche se veste un'uniforme e si occupa di tutelare l'ordine pubblico).

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