mercoledì 30 ottobre 2013

L'ALLEGRA VITA DEL CICLISTA - Parte 5: Colazione da Tiffany

Ma che bella la bella stagione.

C'è più luce, il clima mite consente di vestirsi leggeri e di apprezzare il passaggio dell'aria sulla pelle, le giornate durano di più.

Ci sono le angurie, l'aspettativa delle vacanze, e i ritmi forse più rallentati ti fanno ricaricare le pile in previsione della ripresa autunnale.

Poi, però, ci sono gli insetti.

Piccoli, bastardi, onnipresenti.

E immaginate allora di stare pedalando in preda all'estasi, tranquilli e beati, nel fresco della mattina, sul quotidiano tragitto da casa a lavoro.

Immaginate anche di costeggiare, ogni giorno, una roggia di campagna, una di quelle rogge a testimonianza di una realtà rurale neanche tanto remota nel tempo, ma che adesso versano in uno stato di abbandono, puteolenti e acquitrinose.

Pensate adesso un tale microcosmo di acqua stagnante quale paradiso offra ai piccoli rompiballe ronzanti per prosperare, riprodursi, sciamare indisturbati e ignari di parabrezza e altre forme di pericolo.

Mentre incedete con plateale sicumera avvertite - con quel secondo di troppo - una minuscola variazione nella trasparenza dell'aria, un millesimale calo nella luminosità ambientale, un'opacità fluttuante, come un velo grigiastro appeso al nulla. In un attimo fendete ai vostri trentacinque all'ora una fittissima siepe di puntini danzanti, che vi si introducono in ogni orifizio, fenditura, o altra apertura lasciata scoperta, sia essa anatomica o tessile.

Ma soprattutto si infilano a capofitto nel varco di maggiore capienza, quello che - malauguratamente - vi serve per respirare sotto sforzo. Vi ritrovate così a ingoiare dozzine di ditteri nematoceri, senza neppure sapere che cacchio significhi perchè Wikipedia in bici non si può leggere, e voi che avete fatto colazione da neppure mezz'ora siete costretti all'inaspettato spuntino.

Sputacchiando, scaracchiando e bestemmiando siete costretti ad arrestarvi a bordo strada, in un punto peraltro pericolosissimo, e in preda allo schifo più ributtante gargarizzate svelti l'intera borraccia che neppure sull'Izoard a luglio. Un vecchietto con basco e sigaro vi sorpassa lentamente in bici fissandovi sospettoso mentre, con la boccuccia a culo di gallina orientata all'insù, state rumorosamente compiendo i vostri accurati risciacqui. Si allontana scuotendo la testa.

Riprendete alfine il cammino, sperando di reincarnarvi in un batrace.



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