martedì 29 dicembre 2015

ISTRUZIONI PRATICHE PER PARLARE AI DEFICIENTI




















Come sarà capitato di notare anche ai più distratti, è già da un pò di tempo che il prezzo del petrolio scende.

Oppoffarbacco, già. Eh sì. Incredibile, no?

E' un fatto vero, concreto, con riflessi pratici sulla nostra (?) vita di tutti i giorni.

Ed è un fatto TALMENTE evidente, che ADDIRITTURA ha costretto i giornalisti di casa nostra a dedicargli un pezzo, una noticciola a margine, un commentucolo fugace, che non approfondisca troppo. Ma su questo torneremo poi.

Mi capita, negli ultimi mesi, di viaggiare all'estero. Nonostante io disponga a casa mia di quasi tutti i canali all-news mainstream mondiali in lingua inglese, varcare le patrie frontiere porta con sè un gusto particolare nell'ascoltare il modo con cui i fatti vengono riportati AGLI ALTRI (non A NOI IDIOTI, ma AGLI ALTRI, all'estero).

Mi capita quindi di assistere sulla BBC (AH, perfida Albione!!!) a un approfondimento sul ripido crollo dei prezzi del petrolio alla produzione. Mezz'ora di approfondimento. Ciumbia. E giusto per scemare ogni dubbio, a parlare per mezz'ora non è la Sora Franca dal mercato rionale (come invece succede da noi, per ogni vicenda c'è una Sora Franca al mercato). E' un fiorfiore di specialista uno che studia il settore, uno informato, uno competente.
"Quelli là" possiedono una delle piazze mondiali per lo scambio del petrolio, a Londra, e magari si possono pure permettere di pontificare, ma hanno il brutto viziaccio di pubblicarle, certe cose, mentre le dicono (ok, ok: prima le pubblicano, poi vanno a raccontarle in giro).
Il felpato analista se ne viene fuori così, inopinatamente, con una storia fantastica: una delle ragioni del calo dei prezzi del petrolio sarebbe, nientepopòdimenochè, la sfiducia degli investitori nella volatilità del mercato petrolifero (trad.: insicurezza degli investimenti causata dal perenne stato di crisi in cui versano la gran parte delle regioni produttrici, ossìa il Medio Oriente). Sgancia poi un'autentica bomba: il flusso degli investimenti sta sostanzialmente abbandonando il mercato petrolifero, confidando ormai nella maturità di altri sistemi e tecnologie basate sulle energie rinnovabili (principalmente elettriche) per fornire energia all'utenza finale (parchi eolici, parchi solari) e per la trazione veicolare (batterie per le auto elettriche). L'analisi prosegue con il sommesso suggerimento a diversificare gli investimenti includendo le Aziende che estraggono i minerali per i pannelli solari e per le batterie ricaricabili ad alta efficienza (rispettivamente Silicio e Litio).

Mi assale lo sgomento, trasecolo, sbigottisco, poi mi spunta un sorriso, che tarda a scomparire per i successivi quaranta minuti.
Un'analisi semplice, lucida, non necessariamente un dogma assoluto ma che sicuramente possiede molte frecce al proprio arco (e secondo voi una tesi del genere l'avrebbero presentata sulla BBC, se no?).
Alla prima occasione utile cerco di documentarmi (1, 2 e 3), e ne concludo che "LA TESI" regge rispetto al materiale rimanente, alle analisi di contesto, etc.

Succede, però, che per una malaugurata coincidenza del destino finisco su una rete generalista delle nostre. Una rete ammiraglia, all'ora del tiggì delle venti. Proprio mentre stanno faticosamente tentando di illustrare al colto e all'inclita le ragioni di un tale curioso fenomeno: il misterioso calo dei prezzi del petrolio.
Senza il minimo barlume di un'analisi, un costrutto seppur embrionale, una spiegazione degna del livello di intelligenza di un babbuino, la mummia impagliata di turno, incaricata  di farfugliare in tivù (lasciata sola ad affrontare la spinosa questione, senza il conforto di uno specialista), devia subito l'argomentazione sugli innegabili vantaggi che una tale situazione presenta nei confronti del CONSUMATORE.
Prezzi bassi = risparmio = stimolo al consumo.
Corollario delle solite immagini di code di auto ai distributori, il solito benzinaio stanco ripreso di spalle, urrà per il miracolo, evviva le automobili, finchè ce n'è viva il Re.

Stimolo al consumo = andate pure tutti in auto tranquilli.

Ecco, se qualcuno volesse analizzare a fondo il motivo per cui adesso, fine Dicembre 2015, stiamo respirando veleno da più di un mese senza che lo straccio di un pubblico amministratore si periti di bloccare le auto private, credo sia obbligatorio inserire negli elementi di analisi il modo del tutto insensato con cui vengono date le notizie al pubblico, e gli effetti collettivi che tali notizie sortiscono nel breve e medio termine.


Qualora me ne servisse ulteriore conferma, scopro che il mondo - sotto spinte niente affatto caritatevoli, intendiamoci bene - sta comunque CAMBIANDO DIREZIONE, e comincia a farci un pensierino sull'abbandono del petrolio, fosse solo come mercato per gli investimenti. Giusto per cominciare.


Noi no. Le auto già le abbiamo, quindi CE LE DOBBIAMO TENERE STRETTE, e col pieno fatto, non sia mai. 

Di là c'è gente che pensa trent'anni in avanti, ma noi no. Tuttalpiù ci vengono propinate ca22ate sui prossimi trenta minuti, o trenta giorni.


E' un pò come dire a un tizio appena arrivato in ritardo a un evento importante, quando tutti se ne sono già andati, che almeno è fortunato perchè non avrà problemi a trovare un posto dove sedersi.



PS: poi rimarrebbero sempre in sospeso questioncine tipo la condivisione delle strade, il rispetto dell'utenza debole, il rispetto delle scelte di mobilità alternativa, la vivibilità dei centri cittadini. Ma per quello attendiamo un ricambio generazionale, a partire dalle redazioni a finire negli uffici dei decision-makers.


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