venerdì 14 ottobre 2016

SECONDA LETTERA AD UN AUTOMOBILISTA

Ciao, amico automobilista,

è un pò di tempo che non ci sentiamo, ultimamente sono stato un pò indaffarato a pedalare, ma sei sempre stato nei miei pensieri, il più delle volte mio malgrado.

E' la seconda lettera che ti scrivo, e la cosa non ti deve stupire.

Sono successe un bel pò di cose dalla prima lettera, alcune delle quali non del tutto rassicuranti.

Infatti, è apparentemente accaduto che in molti abbiano raccolto e mettano frequentemente in pratica le linee-guida contro i ciclisti impartite a mezzo stampa da una schiera di simpaticissimi maître-à-penser.

Oppure l'ineludibile interrogativo del direttore della rivista inglese Top Gear ("E perché noi automobilisti che abbiamo pagato le strade con le tasse non riceviamo nemmeno un cenno di gratitudine, quando decidiamo di non falciarvi? Temo che tutti i ciclisti siano persone orribili"), puntualmente sottoscritto dal suo collega de noantri, il Direttore dell'edizione italiana, nell'editoriale di apertura del numero uno della rivista?
E che dire del Direttore di GQ Italia, sentitosi  in dovere di turbare l'ordine cosmico per dire la sua'?
(E' forse appena il caso di accennare al fatto che i primi due galantuomini sono stati cacciati a pedate nel sedere dalle rispettive testate, mentre il settore delle bici sta decollando ovunque?)

Il pregno messaggio di cotale parterre-de-rois è stato capitalizzato da parecchie altre zucche desolatamente ansiose di essere riempite, che hanno inanellato brillanti iniziative tipo pagine su FacciaLibro elegantemente infiorettate da metafore tipo "Io odio i ciclisti di merda".

Quindi capirai che, date tali premesse, le attuali circostanze ed il conseguente stato d'animo, non mi sento di sfoggiare lo stesso tono amichevole della lettera precedente.

Il mio tono è cambiato perchè adesso sarei anche un pò stufo di rischiare la mia vita a causa della superficialità altrui, mentre esercito un mio sacrosanto diritto. La mia è solamente una reazione di chi vede un proprio diritto calpestato e negletto, e al contempo si sente minacciato nella propria stessa vita.

Vedi, la mia iniziale predisposizione d'animo nei confronti di te che guidi non era così negativa, ma solo perchè non conoscevo ancora la tua indifferenza pressoché totale.
Non conoscevo ancora la superficialità – sempre letale - con cui gli automezzi vengono condotti.
Non conoscevo, in sintesi, i nefasti effetti della “motorizzazione di massa”, come la chiamavano negli anni ’70. L’uso massivo, indiscriminato e diffuso dell’auto in ogni circostanza, clima e condizione meteo ti porta a guidare veicoli anche se non ne saresti pienamente in grado:

  • per propensione caratteriale (magari sei ansioso, irascibile, o facile a distrarti),
  • a causa di problematiche personali (magari può capitare di essere preoccupato, di malumore, soprapensiero)
  • o solo per un momentaneo infelice frangente (magari hai dormito poco la notte, hai avuto un risveglio difficile, oppure hai i ca§§i tuoi e basta).
In questi casi, e tantissimi altri, chi assicura che tu in caso di necessità sia capace di controllare un mezzo che travalica le tue umane capacità (in quanto essere umano tu sarai SEMPRE l’elemento debole del sistema uomo-macchina)? Oppure che tu sia sufficientemente equilibrato e non lo usi come un'arma?

La fondamentale differenza di questa mia missiva rispetto al passato sta nel fatto che in tutto questo tempo, dal mio sellino oppure dalla cronaca quotidiana (sapientemente distillata e frammentata in modo che nessuno si accorga dell'esistenza di questo fenomeno strisciante quanto micidiale), ho notato la tua rassegnazione, che - quando va storto qualcosa e tiri sotto qualcuno, ma solo quando non lo fai apposta - automaticamente ti porta ad affermare che “è capitato”, “è stata una tragica fatalità”, “non ho potuto evitarlo”, se non addirittura "NON MI SONO ACCORTO DI NULLA", la frase più raccapricciante di tutte.
Ancora più raccapricciante, se consideriamo quello che poi magari emerge: un individuo a cui non sarebbe possibile affidare un monopattino, che però se ne va in giro conducendo un autoblindo da due tonnellate e mezza "con problemi di percezione della realtà".
"Non ti sei accorto di nulla". Pronunciata magari con stupore, sgranando gli occhi, magari con sufficienza e facendo quindi valere l'idea che, se non ti sei accorto di nulla, allora naturalmente la cosa non esiste, non ti riguarda, non è causa tua, non c'entri niente, quindi che nessuno si permetta di romperti le scatole.
Tu vivi su un altro pianeta, in un'altra galassia, un'altra dimensione.
Tu vivi in un'altra REALTA', tutta tua, racchiusa in un abitacolo.
E tutte le futili circonlocuzioni che usi per darti delle scuse non basteranno mai, ma proprio mai, ad eliminare la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
L'autentica dimostrazione di quanto tu ti stia crogiolando sempre più nel torto la forniscono gli episodi di intolleranza velenosa ai danni di qualsiasi manifestazione che occupi le tue sacrosante strade (che, e lo dico una volta di più, non sono solo delle auto ma di tutti, e ti auguro che nessuno te lo faccia alfine capire piantandoti un cacciavite in fronte, o a calci in faccia): recentemente te la sei presa addirittura con dei bambini.
A proposito di giusto e sbagliato, ci sarebbe poi da parlare del concetto di oggettiva pericolosità.
Un esempio: chi al mondo sarebbe capace di negare che una pistola carica sia un oggetto pericoloso?
E chi potrebbe negare che una pistola carica sarebbe pericolosa anche se fosse maneggiata da Papa Francesco I, moderna icona di bontà?
La risposta è ovviamente nessuno, perché l’Uomo è un essere così ingegnoso da avere creato aggeggi che possiedono una elevata pericolosità intrinseca, anche capace di nuocere indipendentemente dalle intenzioni umane.
La definizione si attaglia alle armi, ma anche a qualsiasi diavoleria capace di nuocere per effetto stesso del proprio funzionamento, anche a distanza o differito nel tempo (c'è chi ancora, qua e là nel mondo, muore per le mine antiuomo sotterrate decenni fa, e magari chi le ha sotterrate è pure lui sottoterra da un pezzo).

Quindi è una definizione perfettamente calzante anche per gli autoveicoli.
A Nizza purtroppo ne sanno qualcosa.

In casi particolari (le armi, quindi anche gli autoveicoli) questa pericolosità intrinseca si modera (ma solo di poco) solo ricorrendo a un severo addestramento e procedure di impiego molto stringenti.

Ora, con buona pace delle anime belle che nei blog si autoassolvono ricorrendo all’idiozia che “non uccide l’auto ma il cervello da cui essa è guidata”, nel 2016 (non quindi nel 1915) è un fatto accertato che un’autoveicolo sia in grado di ammazzare anche alla modesta velocità di 50 all’ora, per decenni considerato a torto un valore di tutta sicurezza dai pianificatori urbani.

Emerge pertanto da sè come un fatto innegabile (a meno di ricorrere a futili contorcimenti logici) che il maggiore onere di prudenza nella conduzione del mezzo ricada sulle spalle degli automobilisti, che conducono un veicolo dall’altissima pericolosità intrinseca, che può far male o uccidere anche senza volerlo.

Chi va in bici, oltreché rischiare in proprio esercitando il proprio diritto, al massimo può causare un’ammaccatura o un graffio su una carrozzeria. Chi va in auto invece sta ponendo concrete le premesse per una tragedia anche alla minima distrazione, figurarsi in caso di indisciplina.

Questo per dirti che la mia compassione verso di te che guidi si è affievolita parecchio, riservando però il mio odio viscerale solo a chi se lo merita davvero, e finora sono stati davvero pochi (l'ultimo due giorni fa, un tuo esimio collega che mi ha stretto in una curva a gomito a velocità scellerata, e per poco non mi schiaccia a destra nel tentativo di evitare un frontale col bus che sopraggiungeva da dietro la curva, tutto per non attendere i cinque-dico-cinque secondi necessari a oltrepassare la curva).

Se percaso a questo punto stai schiumando di rabbia invocando il rispetto delle regole, desidero far presente che non servono a nulla tutte le predisposizioni del codice della strada, se non vengono rispettate da parte degli automobilisti (che, te lo ricordo una volta di più, hanno sulle proprie spalle la maggiore responsabilità di condurre un mezzo potenzialmente letale, quindi un'autentica arma).
Infatti la maggior parte dei ciclisti morti sono stati ammazzati MENTRE RISPETTAVANO IL CODICE.
Quindi ogni obiezione è respinta.

Qui però nessuno sta dicendo che lo fai sempre apposta.

E' che ormai sei strizzato, imbrigliato, imbottigliato, costretto in uno stile di vita che ti richiede di rinunciare a una parte consistente della tua umanità, fatta di curiosità, attenzione, osservazione, contatto, condivisione, tutte cose che condurre un autoveicolo nel traffico ti nega per definizione.

Ti hanno convinto che sei tu a condurre l'auto, in praterie sconfinate e strade illimitate. Invece a guidarlo sono le leggi della fisica. Tu in teoria saresti solo chiamato ad esercitare prudenza nel fare in modo che gli effetti delle leggi fisiche non causino danni, se non tragedie.

Per dirla con il simpaticissimo Facci, nella vita di tutti i giorni risulta semplicemente impossibile individuare un fantomatico "fanatico ciclista" da uno che non lo sia: se investiti da un autoveicolo muoiono tutti nella stessa identica maniera.



POST SCRIPTUM:

Giusto per curiosità, ho avuto a che fare con te anche mentre io stesso guidavo la mia auto, quella volta ogni due-tre settimane che la uso: eri quello che strepitava da dietro e mi triturava i coglioni se rispettavo il limite di velocità e le più elementari norme di prudenza e cautela, impedendoti di sfrecciare in maniera dissennata.
Ti trovo pericoloso anche quando io stesso sono in auto. Non vedo l'ora che tu venga debellato a forza di rincari del carburante e abbondanza di mezzi pubblici.


2 commenti:

  1. Ho piacere che tu la pensi così... davvero un ciclista può procurare danni solo alla carrozzeria? Evidentemente non sei mai stato investito da una bici, mentre andavi a piedi. E niente, non te lo auguro. Evidentemente non ti sei mai accorto di quei pedoni che camminano assorti nel loro smartphone... no, eh?

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  2. Ciao Gianluigi.
    Innanzitutto grazie per il tuo commento.
    Dopodiché, evidente,mente non sono stato chiaro (ma ne dubito parecchio): un ciclista provoca solamente danni alla carrozzeria in un confronto con un'auto. Quest'ultima invece provoca i morti.
    Per quanto riguarda il rapporto bici-pedone, resta fermo il rispetto delle regole, punto e basta. Su una bicicletta i margini per evitare i pedoni distratti sono ancora facilmente gestibili con un minimo di prudenza (ma non vivo su Marte, li vedo pure io i ciclisti che parlano al telefono, ma lì siamo nel campo delle responsabilità personali e nel campo della cultura imperante di deresponsabilizzazione collettiva).
    Il fatto vero, che evidentemente non è chiaro, è che nel rapporto auto contro bici/pedoni le sciagure accadono anche senza volerlo, anche alla minima distrazione, perchè l'autoveicolo è di per sè stesso intrinsecamente pericoloso.
    E se ti serve una piccola dimostrazione, laddove te ne servisse una, proprio stamattina è successo questo:

    http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/11/07/news/firenze_auto_piomba_sui_passanti_in_via_dei_benci_grave_un_uomo-151508016/

    Non serve altro, credo. Anzi, SPERO.

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