lunedì 23 marzo 2020

A NIGHT WITH GHISALLO

Per un istante non volevi credere ai tuoi occhi, poi però ti sei reso conto che era tutto vero, davanti a te, una di quelle occasioni uniche - non rare, nè rarissime, UNICHE - del trovarsi al momento giusto nel luogo giusto.
Assisti nel silenzio della notte, sul ciglio della strada dove hai accostato mentre salivi, il tuo respiro si placa e si fonde nel respiro della notte.
Mentre da lontano percepisci gli altri del gruppo che sopraggiungono, davanti a te continua lo spettacolo di cui non ti scorderai mai più finchè vivi...

Sei partito un'ora prima dal parcheggio di Magreglio, sul ramo lecchese del Lario, assieme ad altri tuoi simili, in una di quelle iniziative che si posizionano tra il prometeico e il demente, ma che ti esaltano così tanto. Sei calibrato su questo tipo di sublimi scemenze, dal Cimento Invernale in gruppo lungo la Valtellina a fine Gennaio, una nottata a -9°C, alla traversata in solitaria delle Alpi Norvegesi in completa autonomia. Il diploma da demente è pertanto pienamente meritato.
L'appuntamento carbonaro era con Davide e il suo amico Matteo, in una sera di fine giugno, aria tiepida e cielo terso. Una volta lì hai trovato altra gente, Stefano ad esempio, tutti intenzionati a scalare il Superghisallo in notturna.
Rapidamente consumati i preparativi, tra cui un bel paio di luci notturne, il gruppetto si è avviato.
A 500 metri dalla partenza ti è stato subito chiaro, direi lampante, quale musica avrebbe accompagnato la serata: ti ritrovi in mezzo ad una muta di lupi famelici che hanno iniziato subito ad azzannare l'asfalto ai 40 all'ora, in direzione di Bellagio.

Il pacchetto si è compattato come un convoglio ferroviario, e lungo la strada ormai semideserta si sono avvicendati fotogrammi sfocati di borghi sonnacchiosi, di scorci del lago all'imbrunire, la corona di cime a oriente colorate dal tramonto in tinte pastello, su un fondale indaco.
Non una parola da parte degli umani in corsa, sostituita da un dialogo basato sul ticchettìo del cambio, sul ronzìo della catena, sul fruscìo delle coperture sull'asfalto, di un timbro e una tonalità tipici una volta superati i 35 all'ora.

Lo scurire della sera ha acceso le lucine posteriori del branco pedalante che sfrecciava in silenzio religioso verso il rotondone che ha alfine dato inizio alle danze, quelle vere, quelle da cui non ne esci se non quando hai terminato, quelle per le quali non esistono scorciatoie nè nascondigli.

La strada ha iniziato a impennarsi, il gruppetto a sgranarsi, e ti sorprendi sentendo la tua risposta. Sei riuscito a salire senza soffrire molto, non sapendo il perchè (l'adrenalina?) ma hai smesso subito di domandartelo preferendo goderti il momento (qualche anno più tardi constaterai, percorrendo quella stessa ascesa più volte in differenti condizioni - e in un caso anche in gara - che il tuo rendimento precipita nettamente con l'aumentare della temperatura).

L'obiettivo è divertirsi, quindi vi siete aspettati, avete rallentato il giusto quando serviva, avete mantenuto il gruppo. I fasci di luce fendevano il buio sui tornanti di una delle salite più famose del mondo, in un silenzio primordiale. Al bivio di Palaino, in corrispondenza della casona gialla, Stefano e un altro erano già lì ad aspettare da un pò, andati in fuga tempo prima. Una volta ricompattata la comitiva, siete ripartiti verso Piano Rancio, e come sono iniziati i tornanti, hai preso un bel vantaggio.

Superato un tornante, mentre ascendevi con Bellagio in basso alla tua destra, la coda dell'occhio ha avvertito un fioco bagliore, una luminescenza, qualcosa di indistinto, quasi fosse uno scherzo della fatica.

E invece no.

E' sotto i tuoi occhi.

E' tutto vero.

Il pratone che degrada verso il lago è vivo, si muove, fluttua dolcemente di un vastissimo tappeto di punti luminosi che lo popolano.

Un miliardo di lucciole si sono date appuntamento in quel luogo, quella sera, per reiterare il loro rito milllenario, ignare di te e dell'onore colossale che ti viene fatto: l'invito alla loro danza.

Spegni il faretto sulla bici, e ti scopri a sorridere, da solo e al buio, in compagnia delle tue nuove luminose amiche, in un silenzio siderale. Più oltre, seguendo il declivio con lo sguardo si intuisce la sottostante Bellagio, incorniciata dalla prospettiva delle coste illuminate che si specchiano nelle acque oleose del lago.

Il momento senza tempo dura un solo minuto, trascorso il quale gli altri ti hanno raggiunto senza fermarsi, non sono granchè interessati allo spettacolo naturale... colmate quindi il dislivello restante per scollinare al Piano Rancio, e con la cautela dettata del fondo stradale che sapete essere in pessime condizioni scendete fino alla Madonna del Ghisallo.
Anche qui il gruppetto non si ferma, ma infila senza indugio alcuno la brusca svolta a destra che nel volgere di duecento metri attraversa l'abitato e perfora nuovamente il buio.

Ha inizio una delle esperienze più folli mai vissute in vita tua: distanziandovi opportunamente, infatti, uno alla volta vi buttate in picchiata verso Asso, una discesa lungo la quale non è infrequente toccare i 70 all'ora. Solo che lo state facendo NELL'OSCURITA' ASSOLUTA. La tua intera esistenza si contrae quindi nel momento presente, con i sensi a mille, il tuo campo visivo focalizzato al cono di luce davanti a te che deve traguardare la lucina rossa di chi ti precede, mentre tieni saldo il manubrio e imposti le traiettorie ad intuito. Percepisci nettamente il fresco del Ghisallo mutare nel tiepido degli strati più bassi, il baccano dell'aria ti assorda, ma tu sei un contenitore di endorfine vivente.

Il ritorno a Magreglio avviene per l'usuale svolta a sinistra verso Onno, ripercorrete i tunnel di cemento squadrato, l'arrivo al parcheggio avviene senza complimenti, come fosse roba di tutti i giorni, come se fosse normale.

Tu, invece, farai fatica ad addormentarti una volta tornato a casa, e ancora adesso indulgi nel ricordo di quella serata in cui testa, cuore e gambe si sono fuse col paesaggio.


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